Negli anziani una dieta che comprenda un consumo frequente di pesce, frutta, verdura, frutta secca, cereali, prodotti lattiero-caseari e oli ricchi in grassi insaturi è risultata associata a migliori parametri legati alla fisiologia dell’invecchiamento, come diminuzione di forza muscolare e di performance fisica più generale. E questo indipendentemente dallo stato cognitivo, dallo stato di salute e dall’attività fisica praticata dai soggetti.
Questo il risultato principale di uno studio pubblicato lo scorso 2 marzo su PLOS ONE e condotto su una coorte di 791 anziani nati nel 1921 e seguiti per 5 anni, dal 2006 al 2011, con monitoraggio periodico di stato di salute e stili di vita.
Tali soggetti, che abitano a Newcastle e dintorni, fanno parte di una coorte più ampia, quella del Newcastle 85+ Study, condotto nel Regno Unito per indagare gli elementi che è ipotizzabile associare all’”healthy aging”, l’invecchiamento di successo.
Dall’analisi delle loro abitudini alimentari, i soggetti sono stati suddivisi nei gruppi DP1, DP2 e DP3:
- DP1 – gruppo con la maggior proporzione di soggetti con elevati consumi di carni rosse, patate e intingoli
- DP 2 – gruppo con la minor proporzione di anziani con elevati consumi di carne (bianca, rossa, insaccati), patate e sughi e la maggior proporzione di soggetti abituati al consumo di frutta, pesce e frutti di mare, cereali integrali, prodotti lattiero-caseari, zuppe
- DP3 – gruppo con la maggior proporzione di soggetti abituati all’utilizzo di burro e la minor percentuale di anziani con un elevato consumo di grassi insaturi.
Per tutti i soggetti si è monitorato, mediante 4 visite nel corso dei 5 anni dello studio, sia la forza muscolare degli arti superiori (tramite dinamometro) sia la performance fisica (tramite il test Time-Up-and-Go, che registra il tempo impiegato per alzarsi da una sedia, percorrere una distanza di 3 m, tornare e risedersi).
Per indagare nella maniera più diretta possibile l’associazione tra regime dietetico e forza / performance fisica, i risultati ottenuti sono stati nettizzati rispetto ai possibili contributi relativi a condizione socio-economica dei soggetti, stile di vita (abitudine al fumo e livello di attività fisica), stato di salute (malattie croniche, indice di massa corporea). Un’ulteriore normalizzazione è stata inoltre effettuata rispetto al totale delle calorie giornaliere assunte dai diversi anziani dello studio.
Per quanto riguarda la forza muscolare, nei 5 anni si è registrata, come atteso, una rilevante diminuzione in tutta la coorte.I gruppi con regimi dietetici meno vari (DP1 e DP3), tuttavia, hanno mostrato entrambi diminuzioni più marcate rispetto agli anziani abituati a una maggiore varietà di alimenti, con differenze che raggiungono la significatività statistica nel caso DP1 (elevato consumo di carne rossa e derivati, patate, intingoli).
Passando alla valutazione della performance fisica, il gruppo DP3 (elevato consumo di burro) è stato, tra tutti, quello che ha mostrato tempi di esecuzione del test più lunghi, con differenza statisticamente significativa rispetto al gruppo DP2 (alimentazione con un basso consumo di carne). Anche nel caso del gruppo DP1, i tempi registrati si sono rivelati maggiori (in maniera statisticamente significativa per gli uomini).
In conclusione, lo studio indica che diete poco variate, in cui siano poco presenti alimenti come ad esempio pesce, frutta, verdura, cereali integrali, frutta secca e latticini, possano essere associate – negli anziani over 85 – a peggiori parametri fisiologici legati all’invecchiamento.