Abbinare dei probiotici alla terapia antibiotica può ridurre l’incidenza di diarrea ad essa associata (Antibiotic Associated Diarrhea-AAD)
Negli ultimi anni si sono susseguiti infatti studi clinici che hanno evidenziato una riduzione statistica del rischio di diarrea da terapia antibiotica per diversi probiotici, e successive meta-analisi pubblicate su riviste ad alto impatto ne hanno confermato i dati. Ultima la Cochrane Library che ha confermato nel 2011 i dati di meta-analisi su un totale di circa 3.500 bambini.
L’avvicinarsi della stagione invernale è strettamente collegata all’incremento di sindromi influenzali che, nella maggior parte dei casi, necessitano dell’assunzione di una terapia antibiotica.
Il primo bollettino InfluNet della stagione 2015-2016, elaborato dal Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell’Istituto superiore di sanità, mostra un andamento della curva epidemica a livello iniziale, simile a quella degli anni precedenti. Il picco influenzale verrà raggiunto presumibilmente a fine gennaio 2016.
Quali sono le conseguenze di una terapia antibiotica sul microbiota intestinale?
La terapia antibiotica può alterare l’equilibrio del microbiota intestinale, creando una situazione di disbiosi e rendendo i pazienti più vulnerabili a disturbi intestinali. La manifestazione più comune è una AAD, che ricorre dal 5 al 25% dei pazienti trattati. La AAD può essere di tipo osmotico, in quanto derivata dalla ridotta attività fermentativa del microbiota alterato, oppure dipendente da patogeni, in quanto causata dalla selezione e colonizzazione dell’intestino da parte di microrganismi opportunisti come Candida, Salmonella e, particolarmente coinvolto nel problema, Clostridio (diarrea associata a Clostridium difficile, CDAD).
Gli antibiotici che più frequentemente si associano allo sviluppo di AAD sono quelli ad ampio spettro e, di conseguenza, maggiormente utilizzati: clindamicina, cefalosporine, fluorochinoloni e ß-lattamici.
L’utilizzo di Lactobacillus casei Shirota (LcS) durante la terapia antibiotica
Nei pazienti ospedalizzati e anziani
Quattro reparti di geriatria in due ospedali della Gran Bretagna hanno introdotto nuove strategie nei confronti delle infezioni da Clostridium difficile: ai pazienti è stata offerta quotidianamente una bevanda di latte scremato contenente il ceppo LcS (6,5X109 UFC per porzione). Gli autori hanno osservato che l’introduzione di LcS nell’alimentazione giornaliera di tutti i pazienti anziani, unitamente a strategie di prevenzione delle infezioni, ha contribuito a una riduzione del 90% delle infezioni causate dal patogeno C. difficile e della diarrea ad esso associata (CDAD)
Nei bambini
Da uno studio condotto contro placebo su un totale di 88 bambini (1-12 anni), sottoposti a terapia antibiotica per episodi di infezione moderata, sono emersi risultati statisticamente significativi: gli autori hanno rivelato una riduzione dell’incidenza di AAD nel gruppo che ha assunto il ceppo LcS rispetto al gruppo placebo.
Nella pratica clinica
L’assunzione della bevanda probiotica di latte scremato fermentato con l’esclusivo fermento lattico Lactobacillus casei Shirota (LcS) nel corso della terapia antibiotica può aiutare a ridurre la AAD.