Secondo uno studio pubblicato recentemente sul British Journal of Sports Medicine, mezz’ora di attività fisica al giorno per 6 giorni alla settimana correla, nell’anziano, con una riduzione del rischio di mortalità pari al 40%. Indipendentemente da quanto sia intensa l’attività.
I risultati dello studio suggeriscono anche che l’aumento di esercizio fisico in questa fascia di età dia vantaggi sulla salute paragonabili a smettere di fumare.
Sono questi i dati ricavati dall’Oslo Study, uno studio osservazionale su circa 6.000 soggetti nati tra il 1923 e il 1932.
A partire dal 2.000, i partecipanti sono stati monitorati con l’obiettivo di indagare se ci fosse una relazione tra livello di attività fisica e riduzione del rischio di mortalità per qualsiasi causa, e se questa eventuale relazione fosse paragonabile al beneficio offerto dalla cessazione dell’abitudine al fumo.
L’analisi ha evidenziato che gli effetti benefici di un’attività fisica a bassa intensità cominciano a essere rilevati per un impegno superiore a un’ora a settimana.
Nel caso di esercizio intenso, invece, si è trovata una correlazione anche per una durata complessiva inferiore a un’ora a settimana, con un dato riportato tra il -23% e il -37%.
I soggetti impegnati su base regolare in attività fisica moderata o intensa hanno vissuto mediamente 5 o più anni in più rispetto ai soggetti classificati come sedentari.
Svincolandoci dal livello di intensità, una riduzione del 40% del rischio è risultata associata a un livello di attività fisica pari a un impegno di 30 minuti al giorno per 6 giorni a settimana, con un impatto sulla salute comparabile a quello della cessazione dell’abitudine al fumo.
I risultati di questo studio confermano, tramite un’osservazione ampia in termini di soggetti partecipanti e di durata dello studio (oltre 12 anni), quanto suggerito da una vasta letteratura sull’argomento a proposito dei benefici di un’abitudine all’esercizio fisico.
Un il dato della riduzione del rischio di morte per qualsiasi causa può infatti essere visto che un’evidenza che riassume i vantaggi che l’esercizio regolare porta in ambiti essenziali, come:
- Riduzione dell’aterogenesi
- Effetto anti-ischemico
- Effetto anti-trombotico
- Miglioramento del profilo lipidico
- Miglioramento del metabolismo glucidico
- Funzionalità immunitaria e ormonale
- Funzione endoteliale
- Effetto anti-neoplastico
- Effetto osteogenico
- Miglioramenti a carico del sistema nervoso autonomo
- Effetto psicologico
Speculari gli effetti della sedentarietà, che descrivono un vero e proprio circolo vizioso: il ridotto dispendio energetico conseguente porta infatti a sovrappeso o, a lungo andare, a obesità – specialmente se viene associato un regime alimentare scorretto come usualmente avviene.
Effetto del maggior peso corporeo è una maggiore difficoltà ad affrontare un programma di attività fisica, difficoltà che si realizza in termini di fatica, di affanno ma anche, non meno importante, di disagio a livello psicologico per un timore di avere una performance inadeguata.
La sedentarietà genera quindi sedentarietà.
La prescrizione di attività fisica, per contro, diventa un atto medico sempre più opportuno.
Claudio Cricelli, Presidente della Società Italiana di Medicina Generale, ne parla in questi termini: “Il movimento è un farmaco che, opportunamente somministrato, previene le malattie croniche da inattività e ne impedisce lo sviluppo, garantendo considerevoli vantaggi sia alle persone sia al Sistema Sanitario”.