A partire da questo mese, Science for Health proporrà alcuni passaggi del Diario di Viaggio della Dr.ssa Dalila Roglieri, nutrizionista e viaggiatrice: vivremo con lei l’esperienza di un Giappone autentico, approfondendo gli aspetti più legati allo stile di vita di questa cultura, a partire naturalmente da alimentazione e attività fisica.
Questo mese la seguiamo a Kobe, città dalla vocazione cosmopolita e moderna nella parte centro-meridionale del Paese.
La grande torre panoramica dalla forma a tamburo giapponese che si vede in lontananza non lascia spazio ai dubbi: stiamo entrando nel porto di Kobe.
Ma appena scendo dalla nave il mio sguardo corre oltre e si ferma al Meriken Park, un piccolo parco verso il quale subito mi dirigo.
Mentre mi lascio sorprendere dalla presenza di opere artistiche di arte moderna e giardini bonificati, la mia attenzione è catturata da un uomo dal viso visibilmente segnato dal tempo che indugia su una struttura contemporanea in acciaio. Sorrido al contrasto che si crea tra il passato e il presente moderno del luogo: non dev’essere semplice per l’uomo interpretare il significato forse un po’ troppo creativo dell’opera.
Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il Giappone si situa, come l’Italia, tra i Paesi in assoluto con la più alta aspettativa di vita. Durante il viaggio, ho osservato con occhi curiosi la gente del luogo, restando spesso molto colpita dalla vitalità delle persone più adulte.
Il segreto di longevità della popolazione giapponese risiede senza dubbio nel corretto stile di vita, come connubio tra alimentazione e attività fisica: essere in forma vuol dire anche esaltare la bellezza della propria persona dimostrando rispetto per se stessi, principio fondamentale della cultura orientale.
Per promuovere un invecchiamento attivo – o “di successo” – da una parte e, soprattutto, per contenere l’aumento di spesa sanitaria nelle prossime decadi (come per l’Italia, l’andamento demografico del Giappone è quello di un Paese che invecchia), il governo nipponico ha rinchiuso la prevenzione in una legge.
Essendo infatti sovrappeso e obesità correlate con un elevato numero di malattie croniche ad elevata incidenza nell’età avanzata, nel 2008 il Ministero della Salute giapponese ha varato la Metabo Law, il cui nome rimanda alla sindrome metabolica, situazione clinica che mette in relazione condizioni e patologie come dislipidemia, obesità, insulino-resistenza, ipertensione arteriosa, fino alla steatosi epatica non alcolica.
Al lato pratico, la legge impone ai cittadini di età compresa tra i 40 e 74 anni (circa 56 milioni di persone) di sottoporsi a misurazione del girovita almeno una volta l’anno, e individua i valori di 85 e 90 cm i valori da non superare per uomini e donne rispettivamente.
Se la misura del girovita eccede tali valori, e due o più parametri come la glicemia, la pressione arteriosa e i lipidi nel sangue eccedono gli standard, viene diagnostica o la sindrome metabolica o un rischio molto elevato di svilupparla. In questo caso, al paziente sarà richiesto di frequentare per i successivi mesi delle specifiche sessioni di counselling finalizzate a un miglioramento della sua condizione attraverso un cambiamento dello stile di vita e una perdita di peso.
La legge chiama in causa anche le Aziende e Amministrazioni locali, che si troveranno ad incrementare il contributo da versare per il fondo destinato a servizi per l’età avanzata in caso non raggiungano specifici obiettivi in termini di percentuale di dipendenti che si sottopongono annualmente a misurazione dal medico e di diminuzione percentuale dei lavoratori in sovrappeso o obesi.
Una legge senza dubbio molto rigida, che si inserisce nella peculiarità della cultura nipponica ma che sarebbe azzardato pensare di poter esportare in altre culture senza adeguati adattamenti.
Interessante – e da sottolineare – come in Giappone l’adozione della legge abbia portato all’aumento di interventi propedeutici ad uno stile di vita attivo: ad esempio, le palestre sono frequentate dai cittadini di tutte le età ed aperte 24 ore al giorno. Inoltre, in alcune città (Kobe ne è un esempio), in prossimità dei parchi sono nate attività commerciali che permettono di affittare un armadietto per cambiarsi dai vestiti da lavoro e di fare la doccia al termine dell’allenamento.
Queste iniziative parallele ci ricordano come il mantenimento di un peso “sano” sia un progetto sociale ampio, il cui successo non può prescindere da un progetto condiviso tra istituzioni, medici e municipalità.