Computer e attività sociali per mantenere in forma la mente nell’anziano

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Usare il computer e partecipare ad attività sociali possono essere d’aiuto nel ridurre il rischio di declino cognitivo nell’anziano.

Queste le conclusioni di uno studio che verrà presentato dal 15 al 21 di questo mese a Vancouver, in Canada, nel corso del 68° Congresso Annuale dell’American Academy of Neurology.

Lo studio riguarda una coorte di oltre 1.900 soggetti di età pari o superiore a 70 anni, con abilità cognitive normali, in termini di memoria e di elaborazione del pensiero, seguiti mediamente per 4 anni con valutazione del mantenimento o meno della performance cognitiva nel tempo.

La coorte dello studio è stata ricavata dalla coorte, di dimensioni ancora maggiori, che partecipa allo studio prospettico longitudinale Study on Ageing della prestigiosa Mayo Clinic Rochester, in Minnesota.

Di ogni partecipante è stato tracciato un profilo in termini di abitudine all’utilizzo di un computer, ad attività sociali o ad occupazioni ricreative come leggere o praticare hobby creativi come maglia o cucito.

L’intento dei ricercatori era verificare se esistesse un’associazione tra l’abitudine a una delle attività elencate, praticate con frequenza di almeno una volta a settimana, e una diminuzione del rischio di sviluppare una riduzione delle abilità cognitive rispetto ai soggetti che non condividevano questo tipo di interessi.

I risultati si sono rivelati di grande interesse, sull’utilizzo del computer in primis: gli anziani abituati ad utilizzarlo almeno una volta a settimana hanno mostrato una probabilità di sviluppare una riduzione cognitiva di ben il 42% inferiore rispetto ai coetanei non abituati a utilizzare il pc.

Passando alle altre attività, l’abitudine a leggere riviste è risultata collegata a una riduzione del 30% del rischio in oggetto, mentre attività di tipo sociale sono connesse a un -23% di tale rischio.

Un buon risultato anche per chi aveva l’abitudine di lavorare a maglia: 16% di probabilità in meno di diminuire memoria e capacità di pensiero, rispetto a chi non ne ha l’abitudine.

La Dr.ssa Janina Krell-Roesch, autrice dello studio e membro dell’American Academy of Neurology, ha commentato: “I risultati mostrano l’importanza di mantenere la mente attiva con l’avanzare dell’età”.

Ha inoltre aggiunto che, nonostante uno studio come questo, di tipo osservazionale, possa mostrare semplicemente delle associazioni, più che delle relazioni di causa-effetto, “sembra opportuno che, col passare degli anni, si prenda in considerazione di praticare in maniera abitudinaria le attività viste nello studio, in quanto possono aiutare a mantenere la nostra mente più sana più a lungo”.

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