E-HEALTH: rischi reputazionali ed etici per il personale sanitario – prevenzione e gestione

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La Sanità Digitale, con i suoi nuovi modelli assistenziali e le sue implicazioni nel rapporto medico- paziente, associa potenzialità finora inedite ad aspetti che vanno invece gestiti in maniera nuova e appropriata.

Abbiamo navigato varie aree di questa tematica in articoli precedenti [Dalla rivoluzione digitale al metaverso in sanità: opportunità e rischi per professionisti della salute e pazientiTelemedicina, social media, messagistica instantanea e wearables: il vissuto di medici e pazienti  ; e-health e burnout: misure di contenimento] di questa rubrica: in questo articolo completeremo la panoramica analizzando i risvolti etici e reputazionali delle piattaforme digitali in sanità, e indicando delle buone norme per cautelare il personale medico e sanitario in questo frangente.

Le piattaforme digitali – social media, messaggistica istantanea ed email in primis – si evolvono in modo molto rapido, più di quanto sia possibile a gran parte degli apparati legislatori e dei principali organismi internazionali responsabili della regolamentazione etica dell’assistenza sanitaria.

Di conseguenza, il loro utilizzo professionale avviene spesso in un generale vuoto normativo in cui, al di là di alcune singole restrizioni legate alla deontologia degli ordini professionali – come, ad esempio il divieto di invitare all’uso di un determinato farmaco o altro prodotto – spesso non sono definite specifiche linee guida legali o etiche. Tale condizione rende più ardua la valutazione dei rischi associati all’uso delle piattaforme digitali in Sanità, che non di rado infatti non viene effettuata.

Possiamo tuttavia attingere ai principi etici e legali internazionali della pratica sanitaria, e ad altri più generali come quelli sulla diffamazione, per estrapolare alcune regole di base nell’utilizzo delle piattaforme digitali in un contesto di e-Health.

Prima di procedere in questo senso, è utile puntualizzare alcuni aspetti spesso poco nitidi nella pratica dei social media e dei servizi di messaggistica ed email, che riguardano in particolare i concetti di

  • Pubblicazione:

Costituisce pubblicazione, sulle piattaforme digitali, qualsiasi forma di condivisione di qualsiasi contenuto, che sia diretto a singoli individui o a un gruppo di persone. Pertanto, pressoché tutte le informazioni che immettiamo sulle dette piattaforme possono essere considerate pubblicate.

Dobbiamo quindi assicurarci che ogni singolo contenuto che decidiamo di utilizzare per quelle vie – quindi, di fatto, di condividere – sia corretto senza ombra di dubbio e non possa causare problemi legali.

Non fanno eccezione i contenuti condivisi in conversazioni a due, ad esempio su whatsapp o le altre app di messaggistica, né quelli cancellati per ripensamento successivo: tramite screenshot, infatti, quei contenuti possono essere stati facilmente conservati e possono essere inviati a un pubblico più ampio senza che ciò costituisca in alcun modo un atto perseguibile.

  • Concorso in pubblicazione

È necessario prestare la stessa attenzione anche quando interagiamo con i contenuti altrui, condividendoli, commentandoli o anche solo mettendo dei like.

Le interazioni sono infatti considerate associazioni al contenuto originale, e costituiscono quindi un potenziale rischio in quanto chiunque partecipi, a qualsiasi titolo, a una dichiarazione non corretta o diffamatoria è, in linea di principio, responsabile di quel contenuto tanto quanto la persona che l’ha pubblicato originariamente.

Un’ultima riflessione preliminare riguarda la gestione della reputazione professionale in un contesto di e-Health: sulle piattaforme digitali, il personale sanitario si trova infatti in una condizione di maggior rischio reputazionale, indipendentemente dall’effettiva professionalità a livello lavorativo.

Questo avviene ad esempio a seguito di reazioni dell’utenza a specifici contenuti che il professionista della salute ha condiviso, ma può avvenire anche al di fuori dell’attività social – potenzialmente – a sua insaputa.

Pensiamo, ad esempio, a tutti i luoghi digitali che raccolgono valutazioni dei medici da parte degli assistiti, a partire dai servizi di pianificazione delle visite per gli studi privati, ma non solo.

Un altro esempio sono eventuali post negativi che i pazienti possono decidere di pubblicare sui propri social, non necessariamente avvertendo il medico coinvolto. Tali contenuti possono guadagnare ampia diffusione, arrivando rapidamente a un numero elevato di persone che possono saltare direttamente al giudizio senza conoscere tutti i fatti.

Rimediare a un danno reputazionale è un lavoro arduo, lungo e con esito non necessariamente certo.

La domanda da porsi è quindi: “Come dovrebbero comportarsi i professionisti sanitari, nella loro vita digitale – personale e professionale – per prevenire problemi etici, legali e reputazionali?” Ecco qui di seguito alcuni punti utili.

Raccomandazioni per una buona cittadinanza digitale nelle Professioni sanitarie

  • Nell’utilizzo professionale
    • Conoscere le policy aziendali sull’utilizzo dei social media, concepite per proteggere la reputazione dell’istituzione per cui si lavora. Anche se non si fa esplicito riferimento alla propria affiliazione sui canali dei social media, infatti, una semplice ricerca su Google può facilmente far risalire il lettore all’organizzazione di appartenenza. Di conseguenza, i post fatti a “titolo personale”, se non adeguati, possono comunque comportare problemi etici o legali.
    • Non postare sotto stress: utilizzare le piattaforme digitali quando ci si sente stressati, esausti, o emotivamente affaticati pone a maggior rischio di valutazioni meno puntuali in tema di appropriatezza legale, etica o reputazionale
    • Controllare periodicamente la propria reputazione digitale, effettuando ricerche di se stessi con motori di ricerca e dispositivi diversi, in modo da scandagliare risultati differenti.
    • Avere una policy di gestione dei contenuti negativi. Data l’estrema difficoltà a rimuovere tali contenuti da Internet, è importante avere una politica di gestione degli stessi in caso se ne trovino: alcune ricerche hanno dimostrato, ad esempio, che una replica con atteggiamento neutrale viene considerata più positivamente da chi legge rispetto a una mancanza di risposta. Una frase con toni pacati e che sposti la conversazione altrove, come ad esempio “La ringraziamo per la recensione, lo studio si metterà in contatto per discutere delle sue preoccupazioni” è un buon primo passo in questo senso
    • Evitare di condividere informazioni di singoli pazienti su qualsiasi piattaforma digitale
    • Se si vuole presentare una data casistica clinica, è bene pubblicare il minimo di informazioni indispensabile per illustrarla, rendendo del tutto anonimo qualsiasi particolare della narrazione.
  • Nell’utilizzo privato
    • Prendere le distanze da contenuti inopportuni. Se amici o familiari vi menzionano in contenuti che potrebbero causare danni etici o reputazionali – dal lato professionale o personale – chiedete loro di rimuovere il tag: anch’esso, infatti, può configurarsi come concorso in pubblicazione. Prendere le distanze da contenuti inappropriati, in qualsiasi modo, resta una delle priorità per il professionista che frequenta piattaforme digitali.
    • Fake news: la pubblicazione di notizie false sui social media è sempre inopportuna, e in diverse giurisdizioni illegale. Se si condividono notizie false allo scopo di avvertire il pubblico che sono tali, è bene prestare attenzione a non amplificare la notizia originale. È meglio, ad esempio, condividere uno screenshot di un video di fake news invece della clip nella sua interezza. Nel testo della pubblicazione, inoltre, è fondamentale chiarire che non si è in alcun modo d’accordo con contenuto della notizia originale.
In pillole:
  • L’utilizzo di social media, email e messagistica istantanea espone a rischi etici, legali e reputazionali
  • E’ importante effettuare una valutazione dei rischi in questo senso, prima della condivisione di qualsiasi contenuto con singoli individui o gruppi di persone, e di pensare in ottica di prevenzione
  • Tra le principali raccomandazioni per una buona cittadinanza digitale nelle Professioni sanitarie, il consiglio di conoscere le policy aziendali, non postare sotto stress, controllare periodicamente la propria reputazione digitale, costruirsi una policy di gestione dei contenuti negativi, evitare di condividere informazioni associabili a singoli pazienti, prendere in distanze da contenuti inopportuni – anche nella sfera privata – evitando condivisioni, commenti, like e menzioni

Per approfondire:

Etheredge HR, Fabian J. Communication in Healthcare: Global challenges in the 21st Century. Hamostaseologie. 2022 Feb;42(1):29-35

Mano MS, Morgan G. Telehealth, Social Media, Patient Empowerment, and Physician Burnout: Seeking Middle Ground. Am Soc Clin Oncol Educ Book. 2022 Apr;42:1-10

Terrasse M, Gorin M, Sisti D. Social Media, E-Health, and Medical Ethics. Hastings Cent Rep. 2019 Jan;49(1):2433

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