E-HEALTH E BURNOUT: MISURE DI CONTENIMENTO

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La rivoluzione digitale in Sanità ha portato a nuovi modelli di assistenza sanitaria dai tempi, costi e modalità inediti.

Negli ultimi articoli [ “Dalla rivoluzione digitale al metaverso in sanità” e  “Telemedicina, social media, messagistica istantanea e wearables: il vissuto di medici e pazienti “] di questa rubrica abbiamo cercato di orientarci tra pro e contro della telemedicina e dell’utilizzo di social media e messaggistica istantanea; in questo e nel prossimo, invece, vedremo come arginare e gestire i rischi professionali che tali strumenti portano al personale sanitario coinvolto.

Partiamo dal tema del burnout, quello stato di fatica fisica, emotiva e mentale che si riscontra in vasta parte dell’assistenza sanitaria e che è considerato, oggi, un problema sanitario globale.

Negli studi sulla prevalenza tra il personale sanitario, sono emersi come determinanti alcuni fattori legati da una parte a organizzazione del lavoro e disponibilità di risorse, dall’altra – quella su cui incide maggiormente la Sanità Digitale – a carico di lavoro ed esiguità del tempo disponibile per provvedere ad esso.

È stata indicata in particolare, in questo senso, l’aumento delle aspettative sulla velocità di reazione dei medici da parte degli assistiti in un contesto di e-Health: l’accesso alle cartelle cliniche, ad esempio, permette ai pazienti di ricevere i referti in tempo reale, ma questo – soprattutto per le patologie di particolare severità – aumenta la necessità di avere personale medico disponibile, su richiesta, nel momento in cui i risultati vengono registrati, perché in quel momento nasce anche la necessità per il paziente di disporre di un referente che possa dare la giusta interpretazione.

Considerato che il paziente ha più tempo per accedere ai propri dati e per contattare il medico – magari con la comodità e immediatezza di whatsapp o analoghi – durante l’orario non lavorativo, questa dinamica agevola la cancellazione della linea di confine tra vita lavorativa e privata del medico, con un automatico allungamento del suo orario di lavoro a pervadere fasce serali o festive, fino ai periodi di vacanza.

Parallelamente, aumenta il tempo che il medico passa davanti allo schermo di uno strumento digitale, anch’esso potenziale fonte di ulteriore stress soprattutto mentale.

Il passaggio di gran parte della comunicazione interpersonale sui mezzi digitali ha come ulteriore ricaduta la limitazione, per il medico, di alcune importanti risorse per la gestione del paziente, come l’interazione di persona.

La comunicazione digitale ha infatti necessariamente un carattere più impersonale, che mette il medico in condizioni di svantaggio quando deve ad esempio trattare con il paziente questioni delicate, o quando gli sarebbe utile intercettare informazioni aggiuntive dalle componenti, emozionali e narrative, che un colloquio in presenza può favorire, come abbiamo visto in articoli precedenti

 

Tale modalità di comunicazione presenta di fatto un minor coinvolgimento dei circuiti neurali implicati in quelli che Daniel Goleman – psicologo e firma del New York Times per argomenti di scienza comportamentale – chiama “percorsi di orientamento sociale”, che includono il contatto empatico e che si attivano essenzialmente a livello fisico.

Ma se la digitalizzazione della sanità può avere un ruolo rilevante nell’insorgenza di burnout tra i medici, è vero anche che ne può averne uno altrettanto importante nella sua riduzione.

Una revisione sistematica sulla gestione del burnout in sanità ha infatti osservato che interventi strutturali c hanno

  • ottimizzato le tecnologie digitali, ad esempio per le cartelle cliniche elettroniche
  • fornito piattaforme più facili da usare per l’interazione con i pazienti

hanno sia portato a una riduzione del fenomeno, sia agevolato altri fattori protettivi come

  • un minor carico di documentazione
  • un maggior equilibrio nel tempo dedicato alle diverse attività professionali
  • un miglioramento dei flussi di lavoro.

Misure di gestione che possono essere attuate a livello individuale sono invece, ad esempio,

  • la definizione di confini chiari – soprattutto temporali – per la comunicazione digitale, con particolare riferimento alla messaggistica istantanea
  • la priorizzazione delle interazioni di persona per i casi più complessi o delicati
  • la tutela di una quota adeguata di tempo non lavorativo, per permettere adeguato relax e ricarica
  • la ricerca di sostegno da parte di colleghi, persone vicine e professionisti specializzati quando necessario
  • la pratica abitudinaria di attività di autocura come l’esercizio fisico, la mindfulness e un’alimentazione sana
In pillole:
  • Il burnout è uno stato di fatica fisica, emotiva e mentale che si riscontra in vasta parte dell’assistenza sanitaria e che è può essere ulteriormente agevolato, oggi, dalla digitalizzazione dei nuovi modelli assitenziali (e-Health)
  • I mezzi digitali di interazione con il medico possono favorire il burnout tramite aumento delle aspettative sulla velocità di reazione dei clinici e cancellazione della demarcazione tra vita lavorativa e privata
  • Per prevenire e gestire l’insorgenza di burnout, è raccomandabile mettere in atto strategie a livello sia strutturale, con un’ottimizzazione proprio delle tecnologie a servizio della Sanità Digitale, sia individuale, con la definizione e protezione di confini temporali che permettano relax, ricarica e appropriate attività di autocura

Per approfondire:

Koranne R, Williams ES, Poplau S, et al. Reducing burnout and enhancing work engagement among clinicians: The Minnesota experience. Health Care Management Review 47(1):p 49-57, 1/3 2022

Mano MS, Morgan G. Telehealth, Social Media, Patient Empowerment, and Physician Burnout: Seeking Middle Ground. Am Soc Clin Oncol Educ Book. 2022 Apr;42:1-10

Rotenstein LS, Torre M, Ramos MA, et al. Prevalence of Burnout Among Physicians: A Systematic Review. JAMA. 2018;320(11):1131–1150

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