Le parole dell’obesità: cosa facilita e cosa ostacola i percorsi di gestione del peso. Parte II: dalla parte del professionista della salute

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Quali sono, in generale, le attese dei professionisti della salute nel dialogo con il paziente obeso, e quali le difficoltà che possono incontrare?

Nell’articolo precedente di questa rubrica [link], abbiamo parlato del linguaggio che facilita un percorso di gestione del peso in pazienti obesi e di quello che invece lo può ostacolare, con particolare riferimento al punto di vista di pazienti adulti, adolescenti o pediatrici – e, in quest’ultimo caso, dei loro genitori.

Approfondiamo ora invece il vissuto di medici e curanti, e il loro bisogno di accuratezza, che, come abbiamo visto, sfocia spesso nell’utilizzo di un linguaggio tecnico – il quale però, anziché offrire al paziente la necessaria chiarezza, può facilmente rischiare di porlo in una condizione di disagio.

Come si pone, quindi, il professionista della salute nel dialogo sull’obesità?

Gli autori della pubblicazione su Current Obesity Report di cui abbiamo parlato nello scorso articolo (Auckburally 2021) – lo hanno chiesto direttamente agli interessati, che hanno dichiarato di sentirsi spesso impreparati ad affrontare con sufficiente agio l’argomento.

L’insicurezza che dichiarano di avvertire viene ricondotta a una frequente mancanza di formazione specifica sulla comunicazione in questo contesto, e all’assenza di linee guida sull’argomento.

Alcuni clinici hanno manifestato inoltre una tendenza a ritrarsi dall’affrontare la questione con il paziente nel caso il suo stato di obesità – che di per sé non è inquadrata come patologia – non si associ a nessuna malattia specifica. La paura di offendere, dichiarata dagli intervistati, può senza dubbio essere alla base di un mancato intervento o di un colloquio non sufficientemente incisivo.

Per dare una prima risposta ai bisogni della classe medica, il Lancet ha pubblicato nel 2020 un’ interessante review prodotta da un gruppo di lavoro britannico formato da medici, dietisti, psicologi, ricercatori, esperti in analisi della conversazione, infermieri e rappresentati del Sistema Sanitario Nazionale.

Il documento si basa sull’analisi degli articoli di letteratura scientifica, in lingua inglese, dei 20 anni precedenti la sua pubblicazione (1° gennaio 2000 -31 dicembre 2019), che comprendessero le parole obesità, obeso, peso e sovrappeso in combinazione con i termini stigma, percezione, linguaggio e conversazione.

Oggetto del report, e suo titolo, “l’importanza del linguaggio nell’impegno tra operatori sanitari e persone affette da obesità”.

Qui di seguito alcune delle raccomandazioni più importanti, in aggiunta ad altre che abbiamo già visto nello scorso articolo:

  • Parlare di obiettivi individuali, rilevanti nella quotidianità di quella singola persona

Proporre come primo obiettivo, ad esempio, il “godersi una passeggiata con la figlia senza il fiatone”, o “andare a ballare nel weekend”, o ancora “far due tiri al pallone con i ragazzi” è indubbiamente più coinvolgente, personale e concreto di prospettare una “riduzione del peso del 10%”. E, al tempo stesso, minimizza la percezione di autoritarismo e controllo che spesso ostacola il percorso, generando un rifiuto da parte del paziente.

  • Non dare nulla per scontato e celebrare i cambiamenti.

Il peso di una persona può non riflettere, o non del tutto, le sue abitudini alimentari o il suo livello di attività fisica. Solo chiedendo prima in merito, e apertamente, si potrà poi ragionare insieme al paziente sui cambiamenti da apportare allo stile di vita – ognuno dei quali andrà in seguito celebrato nei successivi incontri, indipendentemente da quanto grande o piccolo sia stato.

Completano il report l’invito a

  • utilizzare un linguaggio non giudicativo e senza connotazioni negative;
  • scelte lessicali paziente-centriche (“persona con obesità vs “obeso”)
  • porre attenzione sia al linguaggio verbale che a quello non verbale;
  • non utilizzare un linguaggio combattivo quando ci si riferisce agli sforzi delle persone per ridurre il sovrappeso
  • non ricorrere mai a toni umoristici, nemmeno con le migliori intenzioni.

Un’ampia lista di esempi pratici di comunicazione efficace, a corredo del report, è stata infine inserita nella guida “Language Matters: Obesity”, redatta dall’associazione pazienti Obesity UK ad uso specifico dei professionisti della salute.

In pillole:
  • Per motivare il paziente al calo peso, prospettare obiettivi rilevanti nella quotidianità di quella specifica persona, più che obiettivi clinici. Es: Riuscire a giocare con i nipoti.
  • Celebrare ogni cambiamento nella giusta direzione e ogni risultato, anche se parziale o di limitata entità
  • Non contestualizzare in termini guerreschi, di battaglia, né al contrario stemperare con toni umoristici.

Per approfondire:

Auckburally S et al, The Use of Effective Language and Communication in the Management of Obesity: the Challenge for Healthcare Professionals. Curr Obes Rep (2021), 10(3):274-281

Albury C. et al, The importance of language in engagement between health-care professionals and people living with obesity: a joint consensus statement. Lancet Diabetes Endocrinol (2020), 8(5):447-455

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