Che la qualità del sonno sia associata a un migliore stato di salute fisica e mentale, di benessere e di vitalità è un fatto noto e consensuale. Ma come valutarla? Quali parametri oggettivi possono considerarsi diagnostici, al di là della soddisfazione o insoddisfazione personale riferita dal paziente?
Per dare una risposta consensuale a tale questione, dagli Stati Uniti, la National Sleep Foundation ha pubblicato lo scorso febbraio, sulla rivista peer-reviewed Sleep Health, le prime linee guida per la definizione del livello di qualità del sonno.
Per raggiungere tale obiettivo, è stato costituito uno Sleep Quality Consensus Panel, formato da 18 membri scelti tra esperti di medicina del sonno ed esperti in discipline connesse con l’argomento, come ad esempio neurologi, geriatri e specialisti in salute della donna.
Il comitato ha analizzato i 277 studi condotti su soggetti umani tra il 2005 e il 2015 che includessero misurazioni oggettive della qualità del sonno.
Dalla revisione di tali articoli sono emersi 12 possibili indicatori di qualità, così suddivisi:
- Variabili di continuità del sonno: tempo necessario a prender sonno; numero di risvegli durante la notte; veglia dopo il sonno iniziale; quota di tempo passata effettivamente a dormire
- Variabili di architettura del sonno: % di sonno in fase REM, in stadio 1, in stadio 2, in stadio 3; numero di arousal per ora (cambi repentini della profondità del sonno)
- Variabili sulle abitudini a sonnecchiare: numero di sonnellini al giorno; loro durata; numero di giorni a settimana con almeno un sonnellino.
L’analisi del panel ha raggiunto un consenso sulle variabili di continuità, mentre sulle altre tipologie non è stato ancora possibile, in base ai dati disponibili fino al 2015, raggiungere una definizione univoca.
I risultati ottenuti sulle variabili di continuità, che identificano quindi in maniera oggettiva e consensuale la qualità del sonno, sono stati i seguenti:
- Tempo necessario a prendere sonno:
Un tempo inferiore ai 15 minuti è indicativo di una qualità del ottimale, ma anche un tempo tra i 16 e i 30 minuti è considerato associato a una buona qualità del sonno.
Nel caso di soggetti anziani, questo intervallo può essere allungato fino alla durata di un’ora.
Tempi superiori sono indici di un livello di qualità non adeguata.
- Numero di risvegli durante la notte
La qualità del sonno è considerata buona in assenza di risvegli notturni o in presenza di solo 1 di essi.
Nel caso di soggetti anziani, si può invece parlare di qualità adeguata fino a 2 risvegli.
In ogni caso, un numero di risvegli notturni superiore a 4 (3 per i ragazzi) è considerato indice di un insufficiente livello di qualità del sonno.
- Veglia dopo il sonno iniziale
Restare svegli per un tempo inferiore ai 20 minuti dopo un primo sono iniziale è indice di una qualità del sonno adeguata.
Al contrario, tempi di veglia superiori ai 50 minuti (40 per i giovani) ne indica livelli non ottimali.
- Percentuale di tempo passata effettivamente a dormire
Il sonno è considerato efficace se si passa effettivamente almeno l’85% del tempo a dormire a letto.
Quote inferiori al 75% sono invece considerate indicatrici di livelli di qualità del sonno non adeguati.
Per coinvolgere i pazienti nella valutazione di questi importanti parametri è particolarmente interessante, riferisce la Fondazione, la possibilità per loro di utilizzare i dispositivi wearable di monitoraggio del sonno, oggi largamente disponibili.